Londra si ritiri dall'Unione Europea
Un libro della "lady di ferro" riaccende le insofferenze
britanniche. Dalla Thatcher una spregiudicata ricetta euroscettica
LONDRA - Se mai nella sua carriera Margaret Thatcher ha avuto tentennamenti a proposito dell'Europa Unita, ora, nel consegnare ai posteri il suo testamento politico, non solo sembra averli completamente risolti ma spinge addirittura all'estremo l'euroscetticismo che aveva caratterizzato la sua azione di governo. Per la "lady di ferro" l'Europa unita è «forse la più grande follia dell'era moderna» e la Gran Bretagna dovrebbe cominciare «subito» a tirarsene fuori. E' questo il messaggio centrale contenuto nell'ultimo libro della baronessa Thatcher, che si chiama "Statecraft", arte di governare, ed è stato anticipato ieri dal "Times".
Ci fu effettivamente un periodo, negli anni '70, durante il quale Lady Thatcher appariva, seppure tiepidamente, filoeuropea. Chiuse poi la sua carriera pilotando tra i conservatori il siluramento del governo del suo erede John Major, troppo filoeuropeo. Nel mezzo, durante gli anni dei suoi governi, furono leggendarie le sue litigate a Bruxelles con gli altri leader europei per rinegoziare i termini dell'adesione britannica. Rimeditando sul suo passato politico, la "lady di ferro" sembra essere giunta a conclusioni ancora più radicali: il "rinegoziamento" della posizione britannica in Europa che adesso propone prevede il ritiro totale della Gran Bretagna dalle politiche agricole, dai trattati sulla pesca, ma anche dai tentativi di definire una comune politica estera e di sicurezza. In teoria rimarrebbero, nella sua concezione, solo un po' di accordi valutari e commerciali, destinati in realtà a saltare anch'essi poichè la Thatcher propone anche l'adesione della Gran Bretagna al Nafta (North American Free Trade Agreement). E questa adesione verrebbe sicuramente giudicata a Bruxelles incompatibile con il mantenimento da parte della Gran Bretagna di uno "status" anche minimo di membro della Comunità.
Poco male, sembra concludere Lady Thatcher, secondo la quale, del resto, l'Europa unita è «fondamentalmente irriformabile» e, di conseguenza, i suoi mali incurabili. Non c'è da sorprendersi di questo, spiega "Statecraft", dal momento che gran parte dei disastri moderni sono stati prodotti dall'Europa continentale. Non è di lì che vennero nazismo e marxismo? «Durante la mia vita - scrive la Thatcher - gran parte dei problemi che il mondo si è trovato di fronte sono venuti dall'Europa continentale e la soluzione dall'esterno di essa». Aveva quindi ragione Enoch Powell quando, negli anni '70, ammoniva che l'ingresso della Gran Bretagna nel Mercato Comune avrebbe comportato un'inaccettabile perdita di sovranità.
«Il passo preliminare - prescrive la "lady di ferro" - dovrebbe essere la dichiarazione pubblica da parte del prossimo governo conservatore dell'intenzione di rinegoziare fondamentalmente i termini dell'adesione britannica all'Europa Unita». «Gli obiettivi - continua - saranno il ritiro dalle politiche agricole comunitarie, la fine dell'adesione alle politiche sulla pesca, il ritiro da ogni impegno sulla politica estera comune e di sicurezza, e, infine, la riaffermazione del controllo sulla nostra politica commerciale».
"Statecraft" è destinato agevolmente a diventare il manifesto del cosiddetto "partito ritirista", soprattutto tra i Tory. E questo crea qualche imbarazzo al segretario Iain Duncan Smith, che è senz'altro d'accordo con la Thatcher, ma la cui segreteria si regge sull'impegno a degradare la questione europea da problema principale a secondario. [...]
"Ripugnante l'idea di finire in Europa"
LONDRA - "Ripugnante finire in Europa". Non usa fair play né mezzi termini Margaret Thatcher nell'attaccare Tony Blair e la sua politica europeistica. In un'intervista al quotidiano londinese "The Daily Mail", la "Lady di Ferro" dimostra di non aver perso per nulla quella rigidità e quella fermezza che negli anni '80 le valsero l'appellativo "metallico" che ancora conserva e che le consentirono di rimanere salda e resistente al numero 10 di Downing Street.
A poco più di due settimane dalle elezioni inglesi del 7 giugno, Thatcher attacca a testa bassa il premier in carica accusandolo di "socialismo". E soprattutto ne denuncia la "perversa" disponibilità nei confronti dell'Unione Europea e del continente in genere, bollando come "devastante" la sua politica: "Il pensiero che possiamo finire con l'essere assorbiti in Europa", commenta l'ex primo ministro, "è per me totalmente ripugnante, e lo combatterò fino a quando sarò in grado di respirare abbastanza da poterlo fare".
Se Blair sull'adesione all'euro non si è sbilanciato più di tanto, preannunciando comunque un referendum al riguardo qualora l'ipotesi soddisfacesse gli interessi dell'economia nazionale, e se più in generale si è sempre dimostrato favorevole a un maggiore coinvolgimento del Paese in Europa, la "Lady di Ferro" conferma di essere invece alfiere del più puro isolazionismo tipico della tradizione britannica: "Se si ha una moneta unica", sentenzia dalle colonne del giornale, "si rinuncia alla propria indipendenza. Si abdica alla propria sovranità. E questo noi non lo dobbiamo mai fare". [...]
Tratto da La Repubblica