Martedì 16 gennaio 2001

Stadi sicuri: a chi convengono di più?
di Giorgio Bianco


Ci risiamo. Di fronte all’ennesima ondata di teppismo da stadio, con la consueta pioggia di bottiglie e petardi, i soliti scontri tra facinorosi e forze dell’ordine, e addirittura il lancio di una bomba carta contro i calciatori dello Sporting Benevento, ci tocca assistere all’ormai trita sceneggiata di commentatori sportivi che si strappano i capelli, di vertici della Lega calcio che annunciano squalifiche, e di ministri che promettono misure estreme che garantiscano – parola di Enzo Bianco – “legalità ed ordine pubblico”. Così, la Commissione Giustizia della Camera è tornata a riunirsi per programmare un nuovo giro di vite, che prevede tra l’altro la punibilità di arbitri e guardalinee che non denuncino atti di violenza commessi da sportivi, e un ulteriore inasprimento delle norme “antirazziste” volute dallo stesso Bianco e dalla Melandri (per le violenze commesse da sportivi, le pene, che normalmente vanno da due a sei anni,potranno arrivare fino a quattro se accompagnate a “ingiurie” razziali, etniche o religiose). Particolare degno di nota: il relatore della commissione, Vincenzo Siniscalchi, fulminato sulla via di Damasco, si è detto “sorpreso per il ritardo del Parlamento”. 

E dire che di queste cose si discute, in Parlamento come nei vari “processi del lunedì” e “appelli del martedì”, da quasi vent’anni!  Così, il ministro Bianco ha pensato bene di porre rimedio al ritardo, proponendo di corredare l’annunciato pacchetto di draconiane sanzioni con l’ipotesi di far giocare a porte chiuse le squadre che hanno tifoserie violente: una soluzione tanto temibile, per i facinorosi delle curve, che i capi delle tifoserie si sono subito affrettati a ricoprirla di sarcasmo...In attesa di vedere i risultati di tanto zelo repressivo, ci permettiamo di avanzare l’ipotesi che una soluzione di gran lunga più credibile al problema delle curve pericolose sia quella additata, giovedì scorso, da un lettore del”Giornale”: “mi pare logico - ha scritto il signor Romano Paolantonio di Arcore – che le società provvedano a loro spese a fornire il personale adeguato al mantenimento dell’ordine per quanto inerente alle proprie tifoserie, e non mandare ‘allo sbaraglio’ poliziotti e carabinieri”. In effetti, pare incredibile che, in tanti anni di dibattiti, nessuno si sia mai chiesto come sia possibile che la presenza di centinaia, talvolta migliaia di agenti in tenuta da guerra non riesca ad evitare il consueto dramma domenicale. 

A nessuno sembra essere venuto in mente che ad occuparsi della sicurezza negli stadi dovrebbero essere coloro che più di chiunque altro hanno interesse a non veder diradarsi le file degli spettatori per paura del teppismo delle tifoserie organizzate. E chi può avere più interesse alla sicurezza negli stadi se non, appunto, le società calcistiche? Invece di affidarsi all’operato palesemente inefficace di agenti della forza pubblica inevitabilmente poco motivati a rischiare la propria incolumità per fronteggiare i teppisti da stadio, sarebbe allora bene che fossero le società stesse a garantire, attraverso servizi d’ordine interni e istituti di vigilanza privata, la tranquillità e l’ospitalità all’interno degli impianti sportivi, che andrebbero anzi integralmente privatizzati. Temiamo però che, invece di consegnare ai club la gestione della sicurezza, i nostri ministri e parlamentari preferiranno continuare a mantenere ben saldo il monopolio della forza nelle mani dello Stato. Con i risultati, siamo pronti a scommettere, a cui siamo abituati da anni...

Giorgio Bianco

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