Produttori
contro burocrati. |
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L’interesse di questa nuova opera di Luigi De Marchi nasce da alcune sue qualità specifiche, che ne fanno un valido contributo agli studi sulla Rivoluzione Liberale. Anzitutto, il libro propone una nuova interpretazione della storia politica europea ed americana del ‘900. Nella nuova ottica proposta dall’Autore, le vicende politiche ed elettorali euro-americane del XX secolo sembrano ridursi a un fenomeno tanto ripetitivo quanto inconcludente: e cioè il continuo rimbalzo dei lavoratori dipendenti e indipendenti del privato (definiti da De Marchi il Popolo dei Produttori) tra un progressismo malato di statalismo (quello della Sinistra tradizionale) e un liberismo malato di conformismo (quello della Destra tradizionale). Nessuno di questi due poli tradizionali, però, ha saputo rispondere simultaneamente al bisogno non solo di libertà economica ma anche di libertà civile e di modernizzazione culturale che, come l’Autore documenta persuasivamente, caratterizza il Popolo dei Produttori. La grande sfida politica del nostro tempo, secondo De Marchi, sta quindi nel riuscire a creare una forza politica antiburocratica, antifiscale e federalista in campo economico ed amministrativo e, al tempo stesso, innovativa e creativa sul piano culturale e sociale. In
sostanza, De Marchi ribalta il concetto marxiano di lotta di classe
indicando nei lavoratori dipendenti e indipendenti del settore privato la
vera classe sfruttata e innovatrice e nella classe burocratica la vera
classe conservatrice, parassitaria e sfruttatrice, insomma la vera razza
padrona, del nostro tempo. E sostiene coerentemente che, ai fini di
un’autentica Rivoluzione Liberale, è essenziale diffondere e radicare
nella classe sfruttata una coscienza di classe e una volontà di lotta
unitaria che sino ad ora sono mancate. Da quest’analisi emerge con
chiarezza il fattore cruciale del fallimento generalizzato non solo del
comunismo ma anche dello Stato assistenziale e di tante altre riforme
socialdemocratiche: sia il comunismo che la socialdemocrazia hanno infatti
preteso di riformare o addirittura di rivoluzionare le società ‘900
distruggendo o combattendo la classe innovatrice (cioè quella dei piccoli
imprenditori e dei liberi professionisti) ed affidando il cambiamento alla
classe conservatrice e parassitaria (la burocrazia). La ridefinizione
della lotta politica contemporanea proposta da De Marchi poggia su solide
basi scientifiche: quelle di una Psicologia Politica di stampo liberale
che manda in soffitta la Psicologia Politica tradizionale della Scuola di
Francoforte, pesantemente condizionata e distorta dall’ottica marxista.
Le prospettive aperte da questo nuovo metodo di analisi consentono infatti
all’Autore di proporre una Rivoluzione Liberale che sappia investire non
solo l’ambito dell’economia e della politica in senso stretto, ma
tutti gli aspetti della vita sociale e culturale. Alfredo Biondi |