Mississippi,
la disfida della bandiera
di Carlo Stagnaro
"Mississippi, resta la bandiera razzista". Era questo il tenore delle
agenzie relative alle vicende dello stato americano, prontamente riprese dai
quotidiani italiani in assoluta assenza di spirito critico, conoscenza storica e
vivacità intellettuale. Eppure, affermare in tale maniera che la stragrande
maggioranza della popolazione è razzista, fascista e chissà cos'altro è
un'affermazione essa stessa razzista: o almeno così parrebbe se non vi fossero
persone, e popoli, "più uguali" degli altri. In tal caso, non vi è
dubbio che i cittadini del Sud degli Stati Uniti siano tra tutti i "meno
uguali". Ma andiamo con ordine: cosa mai è accaduto per svegliare dai loro
placidi sonni le vestali del politicamente corretto? La Corte Suprema del
Mississippi aveva decretato tempo fa che la bandiera impiegata fin dal lontano
1894 (la quale riporta nel primo quarto la vecchia insegna della Confederazione)
non può essere considerata "ufficiale". Essa, infatti, non viene
menzionata nella Costituzione dello stato. Il governatore Ronnie Musgrove,
democratico, aveva subito colto al balzo l'occasione: istituendo una commissione
per l'elaborazione di un nuovo vessillo. Dal quale, ovviamente, fosse assente la
Croce di Sant'Andrea con le tredici stelle degli altrettanti Stati che, nel
1861, dichiararono la secessione.
Tutto questo sarebbe accaduto senza che nessuno se ne accorgesse fino a lavori
ultimati, se non fosse stato per la vigile attenzione di John e Dawn Cripps
(fondatori di Free Mississippi). Dawn Cripps tentò invano di
"scoprire" dove e quando si svolgevano le riunioni della Commissione.
Non riuscendo a estorcere tali informazioni, tentò un espediente: chiamò al
telefono l'ex governatore Winter, presidente della commissione, e si dichiarò
ostile ai simboli "razzisti" della Confederazione, manifestando
solidarietà per gli sforzi compiuti per porre rimedio a quell'oscuro capitolo
della storia del Mississippi. Solo allora, riuscì a venire a conoscenza di
luoghi e date degli appuntamenti. Da allora, a ogni riunione non mancarono
attivisti dell'organizzazione sudista. La battaglia, però, non era ancora
terminata: e le sedute divennero pubbliche solo dopo le reiterate minacce di
denuncia per violazioni della legge sulla trasparenza. Solo quando Mrs. Cripps
si presentò con gli incartamenti pronti per il tribunale, poi, emerse
l'intenzione di far votare la bandiera dello stato.
Si giunge così alle urne lo scorso 17 aprile. La campagna referendaria è
surreale: i democratici invitano la popolazione ad approvare la nuova bandiera,
i repubblicani lasciano ai propri elettori libertà di voto. Solo i
secessionisti conducono una strenua battaglia perché la popolazione non si
lasci abbindolare dai luoghi comuni e dagli argomenti addotti dai nemici del Sud
(a partire dalla National Association for the Advancement of Colored People, che
minaccia embarghi e boicottaggi commerciali dello stato). Il verdetto delle
schede elettorali va al di là di ogni aspettativa: il 65 per cento dei votanti
dichiara di non apprezzare la nuova bandiera e quindi, implicitamente, di
apprezzare la vecchia. Divertente è il balletto delle cifre, che ha avuto ampio
spazio in Italia non meno che in America. I sondaggi affermavano che circa il 30
per cento dei neri era favorevole al mantenimento delle vecchie insegne. Dopo il
risultato, tale percentuale magicamente scompare: per essere sostituita da
un'interpretazione priva di significato statistico. La stampa, infatti, non ha
mancato di sottolineare che il 61 per cento della popolazione del Mississippi è
bianca. Con ciò intendendo che tutti e soli i bianchi sono stati a favore della
bandiera confederata, mentre tutti e soli i neri sono stati contrari.
Un'interpretazione alquanto bizzarra per chi mastica un po' di statistica.
Quello che invece merita di essere sottolineato è la vittoria personale di John
Cripps, che si candiderà alla carica di governatore nel 2003. Parimenti, va
rimarcata la sconfitta della posizione del governatore Musgrove (subito
ribattezzato "Governor Must-Go") e dello stesso estabilishment
repubblicano, che ancora una volta ha perso l'occasione di appoggiare una giusta
causa. I locali esponenti del partito di George Bush avranno però occasione di
riscattarsi quando, ed è il prossimo passo, Cripps chiederà di "costituzionalizzare"
la vecchia (e attuale) bandiera, in modo tale da impedire ulteriori tradimenti
della tradizione sudista del Mississippi. Da questa decisione, sarà chiaro se
per loro viene prima l'obbligo di obbedire al maninstream politicamente corretto
e l'appartenenza al Partito, oppure il desiderio di riscoprire la verità
storica e l'appartenenza al proprio popolo.
(tratto da Ideazione.com) - 24 aprile 2001