ADESSO MI SONO ROTTO MANGIO CIO' CHE MI PARE

di Alberto Mingardi
("Libero - opinioni nuove", 30 Gennaio 2001)

Una cosa l'abbiamo capita: la legge Basaglia non vale per le bestie.
Abolita per decreto, la malattia mentale ha trovato rifugio nel mondo
animale, dove dar fuori di matto pare sia l'ultima moda. La mucca, la
spigola, fra un po' l'aragosta e il facocero, magari il tapiro della
gualdrappa e il ciuffolotto delle pinete.

Pronta e immediata la risposta delle "autorità": indagare, testare,
brigare. Un po' di tempo fa si parlava di un tribunale internazionale per
giudicare i crimini contro l'umanità: pare che l'Europa si stia preparando
ad allestire la Norimberga della chianina. Già, perché in capo a un paio di
settimane di isterismo di massa, vacche e vitelli sono diventati ormai la
priorità numero uno della politica continentale. Berlusconi o Rutelli? E'
roba del passato. Fiorentina o acciughina? E' qui che si gioca la partita
elettorale.

Diciamo la verità: che la tagliata uccida o meno, c'interessa fino a un
certo punto. E' difficile non essere d'accordo col ministro Veronesi quando
ieri ha esultato "è una notizia bellissima" venendo a sapere che il test di
conferma per il secondo caso di BSE in Veneto è risultato negativo. Siamo
tutti sulla stessa lunghezza d'onda, tiriamo un sospiro di sollievo. Però
non è questa la cosa più importante. Facciamo un calcolo veloce veloce: dal
1986 ad oggi, ci sono stati (in tutt'Europa) novanta morti di "mucca
pazza". E' un dato equivoco, sul quale non tutti gli studiosi sono
d'accordo: alcuni (come lo scienziato americano Steve Milloy, specializzato
nello smascherare le "false scienze") sostengono che la BSE faccia un baffo
al metabolismo umano.

Accettiamo pure la tesi opposta, cioè che può uccidere. Chiariamoci: ogni
morte è per definizione una tragedia. Ma, se mettiamo sul piatto la mucca
pazza e tutte le altre cose che quotidianamente minacciano la nostra
salute, all'inquinamento acustico ai grassi saturi, dagli incidenti
domestici a quelli stradali, insomma i vari casi della vita, vediamo che il
fattore-rischio rappresentato dalla BSE è quasi un'inezia.

Ciascuno di noi ha molte più probabilità di essere fatto secco
attraversando la strada che di rimanerci dopo una cena in un ristorante
toscano. Non per questo, però, l'Unione Europea intende proibirci di uscire
di casa. La situazione è per certi versi simile a quella di alcuni mesi
orsono, quando il Parlamento italiano ha imposto a tutti il casco
obbligatorio. Non s'erano ancora spenti gli "evviva" per questa grande
dimostrazione di civiltà, che a Napoli un poliziotto aveva già "freddato"
un ragazzino perché andava in motorino senza indossare l'apposito
dispositivo di sicurezza. E' un episodio che ha fatto il giro del mondo, e
dappertutto ha destato qualche mezzo sorriso. "Vedi", veniva da pensare,
"lo Stato vuole proteggerti, però per proteggerti t'ammazza". Sarebbe
perfetto come motto dell'Unione Europea. Che magari non ci ammazza
fisicamente, ma lavora a pieno ritmo per fare di peggio: spegnerci del
tutto il gusto di vivere. E' successo in varie occasioni, dalla pasta
fresca che non si può più fare con le uova fresche (solo con quelle
liofilizzate) al cioccolato "corretto", dal lardo di colonnata alle
surreali regolamentazioni per pizze e pizzaioli. Adesso è il turno della
fiorentina.

Vale il discorso degli incidenti stradali: il fatto che esista un "rischio"
non legittima di per sé un nuovo proibizionismo. Lo stesso discorso vale
per il fumo, per mille altre cose, che magari fanno male, ma proibirle non
è la soluzione. Del resto, una vecchia battuta dice che tutte le cose belle
al mondo ammazzano o fanno ingrassare. A nessuno salta in mente di bandire
dalle nostre tavole il cioccolato, perché fa venire i brufoli. E nessuno
s'è mai azzardato a proporre di regolamentare una faccenda delicata come i
rapporti sessuali, in base al fatto, pure assodato, che l'Aids uccide.

Il corpo è mio e me lo gestisco io, urlavano le femministe bruciandosi i
reggiseni. Qualcosa di vero c'è: duemila anni di lotte per la libertà ci
hanno regalato la consapevolezza che ogni persona dev'essere lasciata
libera di decidere per se stessa, finché non nuoce agli altri.

Lo Stato non proibisce alla gente di fare bunji-jumping, di gettarsi col
paracadute, di cimentarsi col kickboxing. Però i nostri illuminati signori
e padroni dell'UE meditano di impedirci di gustare una fiorentina.
Provvedimento che, detto per inciso, manderebbe a ramengo un intero settore
dell'industria alimentare.

Ma facciamo finta che non sia così, immaginiamoci che bandire la tagliata
non nuocesse a nessuno, nemmeno a chi la vende. Sarebbe giusto? Pensate a
una fiorentina succosa e sanguinolenta, servita con un contorno di patate
al forno, fagioli all'uccelletto e un rametto di rosmarino, un bicchiere di
vino rosso nella mano destra, un ristorante con le luci soffuse. E adesso
fate un ragionamento in termini di costi e benefici. Come una volta
mettevate sulla bilancia il piacere del vento fra i capelli, e l'incubo di
spaccarvi la testa senza casco. Non m'interessa se credete che vaga la pena
o meno di rischiare.

L'unica cosa importante è che siate voi, non qualcun'altro a Bruxelles, a
poter scegliere.

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