Un nuovo polverone politico è scoppiato dopo la trasmissione di Luttazzi andata in onda mercoledì sera.
Il giornalista Marco Travaglio, se non sbaglio del gruppo “Repubblica-L’Espresso”, ospite della puntata, ha presentato il suo ultimo libro su Silvio Berlusconi. Istigato dal perfido Luttazzi, ha riferito una valanga di dati e circostanze sul presidente di Forza Italia e su tutti i suoi uomini di fiducia, in particolare Dell’Utri e Previti. Le solite accuse di tangenti, conflitti di interesse, e naturalmente di mafia. Addirittura si è parlato di eventuali responsabilità di Silvio Berlusconi nella strage di Capaci. Il Travaglio ha dimenticato il buco dell’ozono, la fame nel mondo e l’afta epizootica, le altre piaghe dell’untore di Arcore. D’altronde, siamo in Italia, il paese che ha processato un sette volte presidente del consiglio per un bacio!
Ed ecco alcuni esponenti della Casa delle Libertà chiedere la chiusura di “Satyricon”, tipica reazione da vecchia democrazia cristiana. Un comportamento marcatamente stalinista come la demonizzazione dell’avversario attraverso accuse prefabbricate ad arte per realizzare un processo politico nell’arena mediatica del palinsesto Rai, non va combattuto con un atteggiamento oscurantista, di censura.
La risposta liberale alla trasmissione di Luttazzi è chiedere a viva voce la privatizzazione della Rai. La Casa delle Libertà si deve impegnare solennemente con gli elettori a smantellare la Rai quale soggetto di diritto pubblico nel caso dovesse vincere le prossime elezioni. Quello che conta, non è ciò che viene detto o visto (come le scene di pseudo-coprofagia, causa della precedente sospensione della trasmissione), ognuno è libero di impugnare il telecomando e fare zapping, ma il fatto che tutti i cittadini si sentano creditori nei confronti della Rai per quel maledetto canone a loro indebitamente estorto. Ultimamente si parla addirittura di “abbonamento”, cercando di farci dimenticare che il canon Rai è una vera e propria tassa di possesso. Lo dimostra il fatto che la possibilità di disdetta si accompagna al suggellamento della nostra TV, ed addio nani e ballerine.
Il punto è dunque questo: ogni cittadino che paga il canone ha diritto a vedere il suo programma preferito, ma le sue aspettative si scontrano con i gusti degli altri telespettatori. L’unico modo per soddisfare le esigenze di tutti è privatizzare la Rai e togliere il tetto alle concessioni televisive, ovvero aumentare il pluralismo televisivo.
Non sono in grado di prevedere se nasceranno nuove pay-tv o nuove televisioni commerciali generaliste: questo dipende dal consumatore ovvero dal mercato. Resta comunque il fatto che il concetto di televisione di stato non ha più motivo di esistere in base al principio di sussidiarietà tanto sbandierato dalla Casa delle Libertà: lasciamo che siano i privati a produrre programmi TV, lo sanno fare meglio e a costi inferiori.
Mi auguro allora che da parte di chi ama definirsi “liberale” non giungano più richieste di chiusura o di censura e nemmeno richieste di risarcimenti miliardari nei tribunali. Anche questi sono infatti uno strumento che utilizzano i soliti D’Alema&Company per eliminare gli avversari politici. E inoltre non trasformiamo Luttazzi nel Grillo dei prossimi vent’anni, altrimenti facciamo il suo gioco.
Da liberali coerenti diamo fiducia alle persone, ai telespettatori, i quali sanno distinguere il bene dal male, non hanno bisogno di una Commissione di vigilanza che giudichi al posto loro: i Rutelli-boys magari avranno gioito nel sentire la summa del pensiero forcaiolo, ma le persone di buon senso, sempre che guardino Luttazzi, o hanno cambiato canale o sono rimasti per vedere fino a che punto si sarebbe spinto il cattivo gusto.
Gli esponenti del Polo chiedano il voto per cancellare la TV di stato e lascino “Satyricon” al suo posto: forse sarà proprio Luttazzi a dare l’ultimo colpo ad una Rai già agonizzante. Ultimamente la Chiesa Cattolica, ha minacciato di fare una campagna contro il canone del colosso pubblico: è l’estrema unzione? Siamo all’inizio della fine? Speriamo, intanto, parafrasando il guru della sinistra, Nanni Moretti, tanto in voga in questo momento, attendiamo che Berlusconi “dica qualcosa di liberale”...
16 Marzo 2001