Riparte da Durban l’internazionale socialburocratica antioccidentale

di Erasmo

tratto da L'opinione di Martedì 4 settembre 2001


L’Urss è morta, ma resiste, sia pure privata del centro di coordinamento moscovita, un’Internazionale antioccidentale. Lo dimostrano non solo la vicenda del G8 di Genova, ma anche il vertice “antirazzismo” dell’Onu a Durban ed il dibattito sul prossimo vertice della Fao. Questa nuova, e vecchia, “tricontinentale” anticapitalista, anticristiana e antiliberale sta cercando di darsi una sua fisionomia ed una struttura informale a ridosso dei grandi vertici delle organizzazioni internazionali. Il suo obbiettivo immediato è quello di costituire un’alleanza tra tutti i regimi statalisti e socialburocratici del mondo: i regimi africani postcoloniali, quelli arabi, quelli paternalisti asiatici, e le socialdemocrazie europee. L’obbiettivo strategico è quello di conservare il loro potere basato sui trasferimenti finanziari pubblici sia nazionali, sia internazionali. Essa ha individuato i suoi principali bersagli nei punti deboli odierni del sistema occidentale: non potendo colpire gli Usa, concentra il suo fuoco sull’Israele di Ariel Sharon e sull’ l’Italia di Silvio Berlusconi. 

Della nobile congregazione fanno parte anche i leader socialdemocratici europei, che non a caso avversano sia gli Usa, sia Israele (a cui preferiscono gli arabi anche perchè intendono continuare, con i loro alleati verdi, nell’economia oil-intensive) sia Berlusconi. Essi percepiscono il governo italiano attuale come il consolidarsi della tendenza verso la fine dell’era socialdemocratica in Europa e nel mondo: non a caso non hanno fornito alcun aiuto alla vigilia di Genova, non a caso, dopo Genova, hanno coperto i rispettivi black bloc e non a caso insistono oggi perchè il vertice della Fao non sia rinviato e perché si tenga a novembre, se non a Roma, almeno in Italia. A capo della Internazionale antioccidentale sono le elite socialburocratiche di tutto il mondo che hanno preso il potere nell’ultimo trentennio di “socialdemocrazia globale”, di welfare dissennato, di aiuti finanziari (alle proprie clientele e tribù) e di vacua retorica, a senso unico, antiamericana, “anticolonialista”, “antisionista” ed “antirazzista”. 

Il suo vero cemento ideologico è fornito dal “processo” continuo all’ Occidente capitalista e liberale, messo in stato d’accusa per poterlo spremere come un limone estorcendo aiuti e finanziamenti, ma soprattutto per assicurare la sopravvivenza a quelle socialburocrazie, che dall’antioccidentalismo e dagli aiuti occidentali, traggono popolarità interna e risorse per mantenersi al potere, saccheggiare e impoverire le loro popolazioni e portare i proventi delle loro malversazioni nelle banche svizzere e nei paradisi fiscali off-shore. Di questa internazionale antioccidentale fanno parte, nei fatti, le elite socialburocratiche europee e le loro greppie sindacal-stataliste, che si fondano sul consenso di gruppi sociali interessati alla conservazione di privilegi e rendite da welfare e da intervento pubblico all’interno dei loro paesi ed alla continuazione del meccanismo di aiuti ai paesi in via di sviluppo, da cui essi ed i loro amici boiardi di stato e privati, traggono ricchezze e potere. 

La socialburocrazia internazionale sfrutta ed alimenta l’esistenza, anche in Occidente, di una specie di folklore diffuso di massa, alimentato in passato dalla propaganda moscovita e ad essa sopravvissuto, grazie al flusso di finanziamenti pubblici nazionali ed internazionali. Al centro vi è una vulgata a forti tinte religiose, manichee, ed anzi integraliste: non solo il Diavolo esiste, ma esso si incarna nel capitalismo (liberale e democratico) occidentale, visto come una moderna reincarnazione del “dio Mammona” degli gnostici, cioè il danaro, non a caso definito “sterco del diavolo” dagli antisemiti di tutti i tempi. Il capitalismo è -secondo questa vulgata- portatore naturale dei geni e dei germi del fascismo, del colonialismo e del razzismo: l’umanità si divide manicheisticamente in due categorie distinte, i “sieropositivi” portatori dei germi del Male assoluto (il capitalismo liberale e liberista) ed i “figli della Luce” (di sinistra) illuminati e resi ontologicamente “puri” dalla Vera Dottrina: l’antioccidentalismo e l’anticapitalismo, ieri di marca comunista, oggi travestito di antiglobalismo, di falso pauperismo terzomondista e di ecologismo fondamentalista. 

Che questa vulgata caratterizzi, oltre che una ideologia integralista, una “malattia della ragione”, se non anche, per le sue caratteristiche schizoparanoidi, una vera malattia della psiche lo dimostra l’accecamento doppiopesista e la negazione-inversione della realtà da cui sono affetti i suoi propugnatori: si nega la semplice verità che il capitalismo, con il suo miscuglio di democrazia, di libertà (anche di ricerca, di commercio e di impresa), di scienza e di aborrita tecnica, con tutti gli squilibri, le imperfezioni e le disuguaglianze che comporta e talvolta accentua, è il meno peggio tra tutti i sistemi finora conosciuti e l’unica garanzia di una vittoria dell’umanità sulle forze della natura, sulla povertà e la fame; si inverte la semplice verità che l’ecologismo radicale è nemico dello sviluppo e del progresso e che la povertà può essere contrastata efficacemente solo con più libertà di commercio, più energia nucleare e più cibi Ogm; si nega la semplice verità che il Male non è solo e tanto nel capitalismo e nella globalizzazione, ma anche e soprattutto nella loro mancanza o insufficienza; si nega la semplice verità che i nemici delle popolazioni povere di tutto il mondo non sono i paesi capitalisti occidentali o le multinazionali, ma i regimi postcoloniali tirannici, tribali, sanguinari, saccheggiatori di risorse e “donor oriented”, cioè disposti ai peggiori marchingegni (anche pseudodemocratici) per potere ottenere aiuti occidentali; si nega che il colonialismo è stato un fenomeno brutale soprattutto nell’impero sovietico e lo schiavismo è stato ed è tutt’oggi un fenomeno endemico tra le popolazioni nere africane e che in passato è stato operato per secoli soprattutto dagli Arabi. 

La lista delle psicopatologie di questa internazionale antioccidentale potrebbe continuare. E’ inutile aggiungere che esse caratterizzano anche la mentalità diffusa del popolo della sinistra democratica europea ed italiana in particolare. C’è, comunque, oggi una cartina di tornasole per individuare chi a questa internazionale antioccidentale voglia aggregarsi o voglia scendere a patti con essa: coloro che stanno consigliando al governo italiano, si chiamino essi Kofi Annan o Prodi o persino uomini del governo, che stanno insistendo, con varie e, a nostro avviso, speciose motivazioni, perché il vertice della Fao non sia rinviato o spostato fuori dall’Italia, sanno e fingono di non sapere che si tratta di una trappola per il governo italiano eletto il 13 giugno. Anzi, si tratta di un atto di guerra nella lotta contro l’Occidente che l’internazionale socialburocratica globale sta conducendo per la propria inattuale e disperata sopravvivenza. Per questo il governo italiano, ed in specie il ministro degli esteri Ruggiero, non avrebbe dovuto aspettarsi comprensione dal segretario generale dell’Onu, l’africano Kofi Annan, o nel segretario generale della Fao, il libanese terzomondista, Jacques Diouf, entrambi legati ai numerosi, quanto interessati, grandi elettori dei paesi in via di sviluppo. Avrebbe dovuto cercarla, soprattutto, con la dovuta discrezione, in quei governi che stanno francamente dalla parte della civiltà occidentale e che sono perciò avversati dall’internazionale socialburocratica.

Erasmo

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