L'Europa licenzia chi non la ama
di Alberto Mingardi tratto da "Libero" il 14-3-2001
Licenziare resta un tabù: nelle nostre società eurosindacalizzate, il “posto fisso” è ancora un valore ... Il licenziamento è indifendibile ... non trovi mai un sindacalista quando ne hai davvero bisogno.
Caso paradigmatico è quello di Bernard Connolly, cui giustamente Ambrose Evans-Pritchard ha dedicato un ampio servizio sul “Times” del sette marzo. Il signor Connolly è un economista britannico, regolarmente assunto dalla Commissione Europea in virtù delle sue competenze. Lavorando dentro il mostro, nelle viscere del Leviatano, Connolly impara a conoscerne gli irriferibili segreti, e scrive un libro-denuncia sul tema. Pubblicato nel 1995, s’intitola “The rotten hearth of Europe” e l’autore, da buon inglese, focalizza l’attenzione sulle losche manovre di Germania e Francia per spartirsi il controllo del continente.
Quando esce in libreria, il saggio non fa propriamente scandalo (sull’euroscetticismo, grava una pesante congiura del silenzio) ma a Bruxelles non passa inosservato. Così, gli stessi eurosocialisti che passano la vita a difendere i “diritti acquisiti”, pensano bene di licenziarlo in tronco. Le motivazioni sono orwelliane: Bernard Connolly, praticamente, ha perso il lavoro per vilipendio alla bandiera. Dire la verità sulle istituzioni europee è, evidentemente, un nuovo reato d’opinione. Peggio, una bestemmia. E la stessa Unione che perdona a cuor leggero i peccati di simonia, non esita a ricorrere alla scomunica per emarginare le teste pensanti.
Tant’è che non solo Connolly è stato licenziato, ma la Corte Europea di Giustizia ha ribadito la settimana scorsa che la Commissione non deve esitare a far fuori chiunque “danneggi la sua immagine e reputazione”. Al danno si aggiunge la beffa: Connolly è stato condannato a pagare le spese legali della Corte di Giustizia. Non gli resta, ormai, che appellarsi alla Corte per i diritti umani che ha sede a Strasburgo.
Ma non s’illuda, e non nutra false speranze: i diritti umani andranno bene quando si parla di Milosevic, o dei Talebani, sono un’arma utile per attizzare nuovi focolai di guerre e giustificare folli spese militari e diplomatiche. Bruxelles, tuttavia, è esentata dal rispettarli: e può processare persino le opinioni.
Chissà se è arrivata notizia del caso Connolly anche a Tel Aviv. Seguendo un suggerimento di Marco Pannella, il presidente israeliano ha infatti battuto sul tempo il premier del Mozambico nel chiedere, per il suo Paese, l’ingresso nell’Ue. “Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno”.
La Corte europea proibisce la critica dell'Ue
di Ambrose-Evans Prithchard tratto da "The Times" del 7-3-2001
Ieri la Corte di Giustizia europea ha stabilito che l'Unione europea può sopprimere legalmente la critica alle sue istituzioni e ai suoi leaders, spazzando via la Common Law inglese e cinquant'anni di precedenti in Europa sui diritti civili. L'alta Corte dell'Ue ha ritenuto che la Commissione europea era autorizzata a congedare Bernard Connolly, un economista britannico licenziato nel 1995 per aver scritto una critica dell'integrazione monetaria europea dal titolo "The Rotten Heart of Europe" ("Il cuore marcio dell'Europa").
La decisione ha stabilito che la Commissione potrebbe limitare il dissenso per "proteggere i diritti di altri" e punire chi "danneggia l'immagine e la reputazione dell'istituzione". Il caso ha implicazioni più ampie per la libertà di parola, che potrebbe estendersi ai cittadini dell'Ue che non lavorano per la burocrazia di Bruxelles.
La Corte ha definito il libro di Connolly "aggressivo, provocatorio e ingiurioso", risentendosi soprattutto per l'insinuazione dell'autore per cui l'unione economica e monetaria è una minaccia alla democrazia, alla libertà e "in ultima analisi alla pace".
In ogni caso, ha lasciato cadere l'argomento avanzato tre mesi fa dal Procuratore Generale, Damaso Ruiz-Jarabo Colomer, per cui la critica di Connolly all'Ue era analoga alla blasfemia estrema e, quindi, non protetta.
Connolly, a cui era stato chiesto di pagare le spese legali della Commissione europea, ha risposto che le cause non sono udienze leali. Ha dichiarato: "Siamo tornati indietro alla Star Chamber e agli Acts of Attainder [giudici, riti e sentenze pre-liberali, specialmente per i reati contro la Corona, ndt]: i diritti dei difensori non sono rispettati o garantiti in alcun modo; è stata risuscitata l'accusa di libello sedizioso".
Colomer ha scritto nel suo giudizio lo scorso novembre che un caso-limite britannico sulla libertà di parola aveva "nessun fondamento o rilevanza" nel diritto europeo, suggerendo che la Corte Europea non intendeva dare molto peso alla tradizione legale britannica.
Connolly ora ha intenzione di portare il suo caso all'altra corte europea, la Corte Europea dei Diritti Umani a Strasburgo, esterna all'Ue.
Chi critica l’Unione europea è blasfemo?
di Helen Szamuely da "UEobserver" del 24-11-2000
Chi critica le istituzioni europee va trattato alla stregua di un blasfemo e privato pertanto del diritto di parola?
La questione è sorta in un processo in discussione davanti alla Corte europea di giustizia. Bernard Connolly, ex-funzionario della Commissione e autore di "Il cuore marcio dell’Europa", un libro molto critico nei confronti dell’Ue, era ricorso in appello contro una sentenza del tribunale di prima istanza, che aveva convalidato una sanzione della Commissione europea nei suoi confronti, in quanto reo di aver scritto questo libro-denuncia.
Tuttavia, i dipendenti della Commissione non firmano impegni di segretezza e, in ogni modo, ciò che la Commissione e la Corte trovavano riprovevole erano spesso le opinioni di Connolly rispetto a quello che succedeva e continua a succedere nell’Ue.
Nel suo appello Connolly ha rilevato che la Corte europea dei Diritti Umani aveva sempre sostenuto il diritto dei singoli a criticare le istituzioni, ai sensi dell’articolo 10 della Convenzione sui diritti umani. Egli si è appellato a una causa discussa nel 1996, "Wingrove contro il Regno Unito", in cui il governo britannico si era rifiutato di autorizzare un video gravemente blasfemo. All’epoca, la Corte europea dei diritti umani aveva chiarito che in questo caso, molto insolito e particolare, il governo britannico aveva agito bene: in altre parole, la blasfemia grave e offensiva non era coperta dalla libertà di parola.
Tuttavia, nel caso di Connolly, il Procuratore generale, Dámaso Ruiz-Jarabo Colamer, ha ribaltato l’argomentazione della sua requisitoria. Ha argomentato cioè che il precedente della blasfemia doveva applicarsi anche alla critica diretta contro le istituzioni dell’UE. Quando il Daily Telegraph ha scritto di questo nuovo sviluppo, la Corte Europea di Giustizia ha protestato e ha preteso le scuse del direttore. A quel punto gli altri giornalisti hanno cercato di scoprire cosa stava succedendo, ma sono stati deliberatamente fuorviati. I funzionari della Corte infatti li hanno indirizzati verso un’altra causa (C-273/99P), in cui era sempre coinvolto Bernard Connolly, spiegando che non c’entrava niente la blasfemia. Il caso giusto (C-274/99P) è stato nascosto, per due settimane non è stato messo sul sito della Corte europea di giustizia. Alla fine è apparso sul sito, ma solo in francese e in spagnolo.
Lunedì prossimo la Camera dei Lords chiederà al governo britannico se ha intenzione di sostenere questa interpretazione e se solleveranno il caso alla Conferenza di Nizza.
Una delle riforme che potranno essere discusse a Nizza sarà la creazione del posto di Pubblico Ministero Europeo addetto ai "crimini contro la Comunità". Ufficialmente, questi saranno solo crimini finanziari come la frode o l’appropriazione indebita. (Cominceranno con la Commissione?). Tuttavia, alla luce dell’opinione espressa dal Procuratore Generale, ci si comincia a domandare cos’altro potrà rientrare sotto la giurisdizione del Pubblico Ministero Europeo.