L’analisi su una carta da stracciare
CARTA "DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UOMO" O CARTA DEI POTERI DI BRUXELLES?
di Alessandra Nucci
La maggior parte dei diritti elencati nella progettata Carta dei Diritti Fondamentali dell’Uomo è già tutelato nelle Carte Costituzionali e nella legislazione dei paesi membri nonché nei vari statuti internazionali di riferimento, per cui non si capisce la necessità di una riformulazione se non al fine di chiarire sempre meglio che chi comanda non sono più i governi nazionali liberamente eletti, ma Bruxelles.
La Carta introduce tuttavia alcuni punti che andrebbero prospettati chiaramente e senza trionfalismi ai cittadini, prima che il vertice di Nizza possa renderli, come potrebbe fare, vincolanti.
Un esempio è l’articolo 24, che interpella direttamente i bambini, bypassando i genitori. I bambini "hanno diritto alla protezione e alle cure necessarie per il loro benessere" (ma non l’hanno anche gli adulti?) e "possono esprimere liberamente la propria opinione; questa viene presa in considerazione sulle questioni che li riguardano in funzione della loro età e della loro maturità." Utile la forma passiva dei verbi: questa frase sta in piedi pur non chiarendo da chi "viene presa in considerazione". Se i genitori di un bambino non prenderanno "in considerazione" una qualche sua opinione, il bambino tutelato dall’articolo 24 cosa farà? Viene subito alla mente l’insistenza del Ministro Livia Turco perché si istituisca il "difensore civico", dei bambini, un’autorità alla quale essi possano rivolgersi indipendentemente dai genitori. E viene anche alla mente anche l’esaltazione dei bambini in Cina, specie durante la rivoluzione culturale, quando venivano trasformati in giudici e delatori dei loro genitori. La categoria dei genitori non figura neanche nella seguente disposizione: "In tutti gli atti relativi ai bambini, siano essi compiuti da autorità pubbliche o da istituzioni private, l’interesse superiore del bambino deve essere considerato preminente." Di nuovo quel passivo. Chi decide l’interesse del bambino? Il bambino da sé? Magari opportunamente coadiuvato da un difensore civico?
E’ chiaro che ci possono essere genitori violenti o gravemente negligenti. Ma non è proprio per questo che abbiamo assistenti sociali, psicologi dell’età infantile e tribunali dei minori?
L’Articolo 23 sancisce la parità tra uomini e donne, ma poi va oltre e si preoccupa di assicurare che ciò "non osta al mantenimento o all’adozione di misure che prevedano vantaggi specifici a favore del sesso sottorappresentato.." Si tratta di un chiaro invito a rendere le donne "più uguali", come in America dove disposizioni del genere hanno aperto la strada a una ininterrotta campagna contro il "maschio bianco" e alla ricerca ossessiva di istituire il 50 percento di presenze femminili in tutti i campi. L’estremizzazione di questa filosofia negli Stati Uniti ha prodotto una conflittualità pressoché permanente, perché perseguita con l’istigazione alla rivendicazione continua e all’assunzione di atteggiamenti vittimistici. Tuttavia, nel corso degli anni vari stati hanno tenuto referendum sulla cosiddetta Affirmative Action, che si traduce soprattutto nella pratica della riserva di posti a favore delle donne, e gli elettori l’hanno bocciata. Se passerà invariato l’articolo 23 di questa "Carta" europea, questa opportunità di esprimersi gli elettori europei non l’avranno mai.
L’articolo 30 pone le basi perché i sindacati godano anche in Europa del potere che hanno in Italia, legando la possibilità di licenziamento a una "giusta causa" che, naturalmente, verrà definita in caso di contestazione, dai tribunali e dalle burocrazie. "Giusta causa" suona bene, ma l’esperienza italiana in materia, dove il concetto è codificato nello Statuto dei lavoratori, è costellata di sentenze che hanno imposto la riassunzione in servizio, ad esempio, di campioni di assenteismo trovati a svolgere altri lavori mentre assenti giustificato dal proprio. Si parte cioè già in direzione contraria alla flessibilità che, dati alla mano, crea, e non distrugge, i posti di lavoro.
L’articolo 32 vieta il lavoro minorile fino alla conclusione della scuola dell’obbligo, "fatte salve le norme più favorevoli ai giovani ed eccettuate deroghe limitate."
Adesso l’età dell’obbligo in Italia è di 15 anni ma la vogliono portare a 18.
Proibiremo il lavoro, anche interinale, estivo, part-time, fino a 18 anni?
Inoltre anche qui, le deroghe danno automaticamente potere alle burocrazie.
L’articolo 17, "Diritto di proprietà", riconosce allo Stato non solo il potere di esproprio, cui siamo abituati, ma anche il potere di "regolare", con apposite leggi, "l’uso dei beni", in nome del "pubblico interesse" o "interesse generale".
L’articolo 8 si occupa nel dettaglio della famosa "Protezione dei dati di carattere personale" la "privacy" di cui prima che Rodotà ci dicesse che ne avevamo un urgente bisogno, nessuno se ne era accorto, o quantomeno erano altre le priorità generali.
Infatti il sentimento di "privacy" che ci vogliono instillare è la paura gli uni degli altri. Ma la privacy nei confronti dell’apparato statale, quella non esiste, anzi. Lo Stato di noi vuol sapere tutto.
Se a Nizza la Carta dei diritti verrà
incorporata in un trattato europeo, la corte del Lussemburgo avrà una minuziosa
giurisdizione sui diritti umani di 350 milioni di persone. E con ogni probabilità
entrerà in conflitto di competenze con il Tribunale dei Diritti umani di
Strasburgo, che rappresenta il sistema originale di giustizia finora operante a
livello di Ue.