Sequestro di stato

In Italia, si sa, puoi fare quello che ti pare. Ne sanno qualcosa le migliaia di immigrati che occupano le nostre strade: entri clandestino e prima o poi con una sanatoria ti sistemi.

Ne sanno qualcosa gli scippatori: impunità totale; i vari Borrelli in servizio permanente attivo hanno un grande criminale da perseguire, il Presidente del Consiglio.

Gli assassini: anche per loro, tappeti rossi ovunque. Ti sta sui coglioni un vicino, un parente, un amico? Spara, tanto un buon avvocato riuscirà a dimostrare che sei infermo di mente. O meglio, sei sano, però in quel preciso istante che premevi il grilletto non eri al massimo delle tue performances intellettive. Quattro sedute dallo psicologo, fai la faccia pentita, dì che tieni famiglia, e ti lasciano tornare a casa.

I carabinieri? Sono troppo occupati a scovare quei pericolosissimi delinquenti che, in attesa di aerei e treni pubblici in perenne ritardo, si accendono una bionda per ingannare il tempo, orrore! Questo sì che è immorale, pericoloso, il fumo inquina! Multa! Paga e taci suddito italiota! E non ti permettere di avanzare riserve, obiezioni. Soprattutto con la Guardia di Finanza, non c’è da scherzare.

Un piccolo imprenditore, Walter Canova, segretario della Life, vittima di continue visite da parte dei signori in divisa grigio-verde, qualche anno fa ha osato inviare un fax al comandante della Gdf di Domodossola per dissuaderlo dal mettere le mani sui libri contabili di una imprenditrice aderente al suo sindacato: ebbene, per questo, il Tribunale di Verbania lo ha condannato a 4 mesi e 5 giorni di reclusione, senza condizionale, leggi PRIGIONE.

Questo è lo stato italiano. Noi paghiamo le tasse per essere trattati da criminali da coloro che dovrebbero proteggerci.

Lo stato esiste perché qualche secolo fa gli uomini hanno sentito l’esigenza di darsi una organizzazione stabile che li tutelasse da pericoli provenienti dall’esterno; hanno quindi scelto di versare un obolo (le tasse) per finanziare tale agenzia di sicurezza (lo stato), in cambio di maggior protezione.

Oggi lo stato non solo non ci protegge più dalle invasioni aliene (vedi le orde di barbari che stanno colonizzando il nostro paese), ma addirittura si accanisce contro di noi. Noi manteniamo i nostri aguzzini, chiaro? Una casta di parassiti, tutti dipendenti statali, Gdf compresa, che vive alle nostre spalle.

Non ci vengano a dire che ci offrono un servizio, si risparmino la morale: quasi sempre il loro lavoro, come dice il professor De Marchi, è un rituale assurdo e defatigante imposto ad una utenza coatta in regime di monopolio. In poche parole molti di noi saremmo grati di non riceverlo: è sempre scadente, inefficiente, c’è sempre una coda da fare: posta, ufficio tributi ecc. Se in più, questi signori NOSTRI DIPENDENTI, da presenza oziosa e inutile si trasformano in nostri carcerieri, la misura è colma. Sì, perché, non ci sono altre parole per definire l’assurda situazione di Walter: è un prigioniero politico in tempo di pace.

Cosa ha fatto di pericoloso? Ripeto il concetto: per una banale comunicazione alla Gdf il 14 febbraio lo attende il carcere. Se ciò accadrà lo stato si macchierà del reato di sequestro di persona ex art 605 c.p.: come chiamare altrimenti questa ingiustificata privazione della libertà personale?

Non ci resta dunque che chiedere la libertà per Walter, ma non basta, non ci si può fermare qui: occorre rivendicare il diritto di secessione individuale da uno stato che non solo non ci rappresenta ma che si rivolta contro i suoi stessi cittadini. Noi non vogliamo più finanziare chi ci perseguita, chi non si limita a derubarci dei nostri soldi attraverso la tassazione ma ci priva anche della nostra vita e della nostra libertà.

Signori governanti, tenetevi le vostre scuole, i vostri ospedali, la vostre polizie, noi ne facciamo volentieri a meno. Ci difenderemo da soli, istruiremo i nostri figli in casa, compreremo sul mercato le prestazioni sanitarie quando ne avremo bisogno. Insomma tenetevi la vostra Itagglia e lasciateci in pace, lasciateci fare, lasciateci lavorare. Liberi ed apolidi.

Cyberindividuo SE.CEDO

pubblicato su Città Oggi

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